Borgo Rossini stories
Il quartiere si racconta attraverso le voci delle personeMio caro…
di Mariucca Saglia
Ciao, mio caro vecchio borgo Rossini,
sono una tua anziana amica, nata in via Catania 17 ottantadue anni fa. Non ti ho mai lasciato: abito tuttora nella via dove sono venuta al mondo e finirò, suppongo, i miei giorni qui con te.
Tanti sono i ricordi di com’eri: il primo che mi viene in mente è un cortile di via Reggio 8, in fondo c’era un piccolo laboratorio di pelletteria (produceva cinture, borse, ecc…) che poi – per ampliarsi – si spostò in via Catania 25, poco alla volta divenne più grande e importante e si specializzò in articoli sportivi. Qui, negli anni tra il ’65 e il ’70, nacque il famoso zaino Invicta che accompagnò per lungo tempo gli studenti di tutte le età e fu anche l’unica marca per cui lavorai fino alla pensione.
Proseguendo nella mia personale galleria dei ricordi mi viene in mente che nella nostra piazzetta, dove ora c’è una gelateria, c’era un’edicola ed a portare i quotidiani in giro ci pensava uno strillone che chiamavano «al mut», perché con le sue grida faceva capire che stava arrivando il giornale.
Impossibile, poi, dimenticarsi delle famose piole, erano parecchie. «La canausana» in via Reggio, «La speranza» in corso Verona, «Bertolin» in piazzetta.
Nella nostra passeggiata virtuale, se proseguiamo per via Catania incontriamo «La casa delle mosche» (chiamata così perché le ringhiere avevano disegnate, e hanno ancora, delle mosche), sede della sezione dei vigili urbani, terrore dei bambini perché per un nonnulla ti sequestravano il pallone.
Tanti erano i laboratori di marmisti che lavoravano per lo più per il cimitero: Giannotti, Sommo, Allegra, Minasso e Torchio.
Nel dopoguerra, in via Reggio 27, c’era una sezione dell’allora P.C.I. dove al sabato sera si ballava e molte coppie del borgo sono nate proprio lì.
Ricordando i momenti spensierati della mia gioventù con te, non posso non scrivere di quando noi ragazzi ci incontravamo in corso Verona e l’unico ordine delle nostre mamme era che col primo fischio del gasometro fossimo a casa, e guai a non ascoltarle!
In via Cagliari dove ora c’è la raffinata cioccolateria Gobino c’era la Maras To, arrivando – invece – all’angolo di via Parma, c’era una fabbrica di caramelle chiamata SIC e, infine, in via Catania al numero 20 c’era un laboratorio di confetti e a Natale… cri cri a volontà!
Come non ricordare il piccolo negozietto di frutta e verdura, in via Catania all’angolo con via Mantova, con i suoi cestini di primizie gestito da Nina e Carletto – due persone deliziose – e in corso Verona il chiosco di fiori gestito da Madama Cavallo, passato poi alla figlia Pinuccia.
Quanti sono i ricordi e, devo proprio dirtelo, come stavo male quando ti sentivo chiamare borgo Aurora! Poi con l’apertura della libreria «Il ponte sulla Dora» finalmente si è tornati a chiamarti Borgo Rossini. Sarai sempre caro nei miei ricordi così com’eri ma mi piaci anche adesso: allegro e chiassoso, con i tuoi bar e tanta gioventù che mi ricorda la mia di tanti anni fa.
Ti saluto, caro vecchio Borgo Rossini.