Barriera stories
Barriera di Milano si racconta attraverso le voci delle personeI sogni di Nini
di Nadia Tecchiati
Mavillo Tecchiati, mio padre, ha sempre vissuto in Barriera: prima alle case Snia, poi in corso Palermo e infine alle Torri della cooperativa Di Vittorio. Tutti i suoi sogni li ha coltivati in Barriera.
Sogno 1
Mavillo pensava che i lavoratori dovessero essere tutelati e così dalla fabbrica passò al sindacato e, mentre era funzionario della Camera del Lavoro, conobbe una giovane delegata di fabbrica, Adelina (mia madre).
Adelina abitava in un piccolo paese, Montanaro, e poiché in fabbrica si occupava del sindacato in famiglia la chiamavano “la comunista”, ma lei non era (ancora) comunista: coltivava a suo modo gli ideali di giustizia sociale.
Quando Mavillo e Adelina decisero di sposarsi pensarono di non celebrare il matrimonio in chiesa, perché mio padre invece comunista lo era, ed era ateo, ma i genitori di Adelina gridarono allo scandalo: nessuna ragazza del paese si era mai sposata in municipio! Fu così che Mavillo e Adelina, nel 1954, si sposarono a Torino per non compromettere la famiglia dei miei nonni materni e andarono a vivere nella casa della Snia.
Queste case erano state edificate dalla Snia Viscosa nel 1925 al fine di ospitare le maestranze della vicina fabbrica ed erano occupate per la maggior parte da immigrati veneti, come mio padre.
Sogno 2
Mavillo credeva fermamente nella funzione educativa dello sport e, trasferitosi ormai da anni nella casa di corso Palermo (dietro la chiesa della Pace), tornava spesso nell’estrema periferia al Circolo Stura dove oltre la “47”, storica sezione del Pci cui era iscritto, aveva sede la Polisportiva River Mosso di cui fu il primo Presidente a partire dal 1970 (terminò il suo lungo mandato nel 1981).
Negli anni il River Mosso ha rappresentato per centinaia di ragazzi di Barriera un posto accessibile per praticare diversi sport (primo fra tutti il calcio) e, soprattutto, un luogo di inclusione e di solidarietà sociale.
Sogno 3
Durante le aspre lotte per il diritto alla casa che attraversarono le periferie torinesi nei primi anni Settanta, Mavillo si schierò a fianco degli abitanti delle case Snia. Rivendicavano la possibilità di rimanere nelle proprie abitazioni nonostante il cambio di proprietà degli immobili: piantarono una tenda da campeggio nell’aiuola di fronte all’imbocco dell’autostrada per Milano e lì rimasero giorno e notte per settimane finché non raggiunsero l’obiettivo.
Sogno 4
Questo sogno esula dal territorio di Barriera ma è un sogno molto bello e lo racconto ugualmente.
Nel 1980 “La Nuova Cooperativa”, composta in maggioranza da ex degenti dell’ospedale psichiatrico di Collegno, stipulò un contratto per le pulizie di alcuni reparti dello stesso ospedale e, poiché Mavillo era presidente della Socops, una cooperativa di pulizie, diventò tutor di questa esperienza fornendo assistenza tecnica e organizzativa, mettendo a disposizione le attrezzature, i materiali, i prodotti e i capisquadra.
In quello stesso anno Mavillo entrò nel consiglio d’amministrazione de “La Nuova Cooperativa” terminando il mandato nel 1990.
Sogno 5, l’ultimo
Mavillo andò in pensione dopo aver lavorato nel sindacato e nella Lega delle Cooperative ma, naturalmente, i sogni non si fermarono. Incontrò in Circoscrizione un gruppo di cittadini attivi dell’allora Movimento Federativo Democratico (ora Cittadinanzattiva), fu coinvolto nel lavoro del Tribunale dei Diritti del Malato, che organizzava la tutela dei diritti dei cittadini malati entrando nelle strutture sanitarie in qualità di “padroni di casa, non ospiti”, come recitava uno slogan dei tempi.
Cominciò così una intensa militanza nell’organizzazione civica che non si fermò neppure quando, ricoverato all’Ospedale San Luigi, si spostava in sedia a rotelle per i reparti per verificare le condizioni dei pazienti.
Ora lo sportello del Tribunale per i Diritti del Malato presente nella VI Circoscrizione porta il suo nome.
Dopo la morte di mia madre, la sua “Deli”, mio padre sopravvisse poco più di un anno, provato dal lutto e dall’ingiusta detenzione cui fu costretto nel 1987, quando fu arrestato per lo scandalo delle tangenti noto per il coinvolgimento del socialista torinese Coda Zabet.
Da tutte le accuse fu prosciolto e fu il primo, a Torino, ad ottenere dallo Stato un risarcimento per l’ingiusta detenzione.
Di questa esperienza è custodito nell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano il suo diario e lo storico Giovanni De Luna, che gli ha dedicato un articolo su “Prima Persona”, così descrive mio padre: “comunista, classe 1924, partigiano combattente, dirigente delle cooperative, arrestato tra il 1987 e il 1988, processato, assolto e risarcito, morto nel 1994. Tecchiati gioca a dama con i poliziotti, parla di storia con loro, riflette sulle differenze tra secondini e agenti, avvia rapporti di solidarietà con i suoi compagni”.
Credo che mio padre abbia portato con sé i suoi sogni da Barriera fino al carcere.
P.S. per tutti i vecchi amici veneti, per i parenti e per molti compagni Mavillo era “Nini”.