Barriera stories

Barriera di Milano si racconta attraverso le voci delle persone

La Metropoli/TANA

di Roberto Ferraris

 

 

Sono nato alla Barca, periferia nord-est, oltre Stura. Mia madre era nata alla Barca, e sua madre pure. Mio nonno, dopo averla sposata, andò a lavorare alla Grandi Motori, via Cuneo. I giovani della Barca, quando attraversavano la Stura, dicevano “andiamo a Torino”, e andavano al Parc (Regio Parco) o in Barriera d’l Emme. Dalla Barca, per venire verso la città si prendeva una tranvia, poi sostituita da una linea di filobus, che attraversava tutta la Barriera.

Quando io avevo 7 anni ci siamo trasferiti a Mirafiori, ma per me la Barriera di Milano è stata un riferimento costante. Ci ho trovato la prima fidanzatina (quindi avanti e indietro tutti i giorni), il primo gruppo di amici con cui si faceva tutto insieme (politica, teatro, vacanze, lavoro nel sociale, amori, associazionismo), le pizzerie da mille lire (e noi ne avevamo solo 500, una pizza in due), le sezioni del Partito e le feste dell’Unità. Un tessuto sociale straordinario, con i vecchi partigiani e gli operai che ti insegnavano come si faceva. Per noi studenti di liceo degli anni ‘70 era una cuccagna. Altro che il mito del ‘68: in Barriera era così tutti i giorni.

Quando ho vinto il mio primo concorso per insegnare, ho scelto via Cavagnolo, Pietra Alta, ancora una volta oltre Stura, ma la direzione era la “Anna Frank” di via Rocco Scotellaro, la scuola delle case Fiat in Barriera di Milano. Dieci anni meravigliosi, in cui dalle colleghe più anziane ho imparato tutto quello che c’era da imparare, e insieme abbiamo fatto le sperimentazioni più ardite: i più moderni metodi d’insegnamento, che usavano gli americani; le nuove tecnologie della didattica, da quelle di Bruno Ciari e Loris Malaguzzi fino all’utilizzo del cinema e dei computer (i primi avevano i monitor a fosfori verdi, chi se li ricorda?). Si mettevano insieme le cose studiate all’Università con la pratica di tutti i giorni. Si faceva scuola per gli ultimi arrivati, che fossero quelli delle nuove case popolari edificate al volo nei primi anni ’80 per ospitare le famiglie sgomberate dalle soffitte del centro storico (oggi lo chiamano il Quadrilatero), o i primissimi immigrati nordafricani. Nelle scuole di Barriera si sviluppò l’avanguardia del movimento delle scuole a tempo pieno, che aveva trovato fertile terreno a Torino con Fiorenzo Alfieri, Gianni Dolino e il Movimento di Cooperazione Educativa.

Quei ragazzi, tutti nati a Torino negli anni ’70 ma per tre quarti figli di immigrati recenti, portavano con sé una grande quantità di problematiche educative di ogni genere. La scuola non poteva non dialogare con i servizi sociali, la neuropsichiatria infantile, la medicina di base, l’educativa territoriale, le squadre di calcio e di pallavolo del quartiere. Noi guardavamo ancora più avanti e si parlava con il Tribunale per i minori e il Ferrante Aporti, l’Università e i laboratori di Francesco de Bartolomeis, gli psicologi di Hansel & Gretel, le associazioni degli insegnanti, il CNR, le case editrici, il CONI. Facemmo conoscere la Barriera di Milano a tutti!

Occuparsi del dopo-scuola di quei ragazzi divenne una esigenza imprescindibile, e aprimmo ogni sorta di attività, facendo nascere un’associazione di volontariato (nella quale feci di tutto, anche il Presidente). Dentro a Metropoli/TANA e alla sede di via Ivrea 47 confluirono tutte le componenti attive della zona: il River Mosso, la scuola, le famiglie affidatarie, l’Arci, il gruppo Abele, i servizi sociali del Comune. C’era una giunta di Circoscrizione molto sensibile, presieduta da Marisa Suino, e trovammo i mezzi per ogni cosa. Si pensavano i primi progetti di rigenerazione urbana, sul modello delle ZEP francesi, che oggi si chiamino Urban Innovative Action. La Barriera anche su questo fu un laboratorio politico di primo piano.

Dopo anni, stanco della città, mi sono spostato in montagna a 60 km da Torino. Da poco tempo ho comperato un monolocale in città: la mia base d’appoggio a Torino. Dove? In Barriera!

Wikimedia Commons/Progetto artistico Opera Viva in piazza Bottesini