Porta Palazzo stories
Porta Palazzo si racconta attraverso le voci delle personeLa “poesia” del Borgo e per il Borgo
di Angela Donna
Moltitudini di me si incontrano ad ogni respiro (M. Mannucci)
Abito in Borgo Dora da più di trent’anni. Ho scelto di vivere qui tra il Balon e Porta Palazzo perché non volevo sentirmi mai sola. Scegliere dove vivere ha significato per me il rifiuto dell’anonimato della grande città in cui una via vale l’altra, un palazzo vale l’altro in cui nessuno, forse nemmeno i condomini, sanno chi sei. E dove rifugiarmi e cercare protezione se non nel cuore di Torino, nel ventre della città multietnica con i suoi mercati, i laboratori artigiani, i vivaci locali, la sua variegata umanità, le sue “differenze”, terreno favorevole a opportunità di scambio, confronto e arricchimento?
E dunque, questo Borgo è diventato casa mia: le vibrazioni del suo acciottolato sotto i miei passi, i quieti artigiani che mi accoglievano al rientro dal lavoro, le ombre delle soffitte illuminate in tarda sera, il vento che soffia perenne in via Borgo Dora verso il fiume. E anche il vociare dei commercianti all’alba del sabato, i bar che alzano le serrande per rifocillare chi sta montando i banchi magari con un freddo cane, il rumore dei carrelli che sempre alle tre di notte iniziano ad andare verso Porta Palazzo. La gente del Borgo, di cui so i nomi e loro conoscono il mio, i saluti e i sorrisi quotidiani. Poi le contraddizioni: i poveri in fila alla mensa del Cottolengo, gli stranieri seduti per terra davanti ai negozi con in mano una birra o un cartoccio di vino, i drogati e gli spacciatori sotto i ponti, i tanti marocchini e cinesi che vivono qui ammucchiati in case di ringhiera o hanno aperto ristoranti e attività commerciali. Questo e molto altro ancora.
In questo Borgo c’è tanta vita e tanta poesia!
E sì, poesia perché essa è la mia altra metà del cielo. Per quel che mi ricordo, leggo e scrivo versi da sempre, e la bellezza della poesia non solo salverà il mondo, ma letteralmente mi ha “salvato la vita”. Per questo, oltre che a livello individuale, faccio parte di una Associazione di poeti (l’Associazione Culturale Due Fiumi di Torino è nata nel 1997 alla confluenza della Dora e del Po) e ho sempre avuto l’obiettivo di portare la poesia alla gente e tra la gente. Distribuire occasioni di buon livello, semplici e curiose, per arricchire tutti di “conoscenza per ardore” (Mario Luzi), che coinvolga la sfera affettiva, in senso lato, di emozioni e di bellezza. La poesia non rifiuta la prosa del quotidiano, anzi vi si ispira e la racconta, la trasforma, l’avvicina in modi imprevedibili e imprevisti: è una modalità altra di conoscenza, con occhi nuovi.
In tale ottica la poesia e i poeti sono un veicolo privilegiato per far incontrare il mondo multicolore, variegato, ma anche inquieto e contradditorio, della realtà del Balon e di Porta Pila con gli abitanti del quartiere, i cittadini torinesi e i numerosi turisti in visita al mercato più grande d’Europa.
Per questo nel 2015 ho sognato e poi progettato (ogni progetto prima di essere un progetto è un sogno) «Sguardi diversi. Poesia in Borgo Dora e Porta Palazzo». Un evento che, realizzato nell’anno seguente, ha avuto risonanza e riscontro di attenzioni e apprezzamento da parte della popolazione e dalla stampa. Sguardi diversi è stato un interessante percorso di poesia dedicato allo storico mercato delle pulci di Torino e a quello di Porta Palazzo, in stretta collaborazione con la Circoscrizione 7, la Scuola Holden-Fronte del Borgo, gli Istituti superiori del territorio, l’IPS Albe Steiner e il Primo Liceo Artistico, l’Associazione Commercianti Balon e le Cooperative 4° e 5° del mercato alimentare di Porta Palazzo.
L’Associazione di poesia, di cui sono vicepresidente, ha chiamato a raccolta i poeti intorno al tema del loro rapporto personale con i due luoghi storici. I partecipati sono stati più di 60, anche di varie regioni italiane, e i loro versi illustrati e interpretati graficamente dai ragazzi degli Istituti scolastici sono stati esposti in grandi pannelli lungo le vie del Borgo e recitati presso la Scuola Holden in occasione del Balon del 12 marzo 2016. In seguito sono stati in mostra fino a giugno nei mercati alimentari coperti 4° (Tettoia dell’orologio) e 5° di Porta Palazzo, visibili in orario di apertura del mercato. Le poesie sono raccolte nell’antologia da me curata, Sguardi Di Versi (edizioni Impremix Visualgrafika, Torino, 2016).
Vari i temi affrontati, in particolare il confronto tra passato e presente, la memoria mitica e la realtà. Un esempio per tutti: “Elegia per il Balon”.
Sanflan, Mian-a, Lòrgno, Maròch,
Canif, Cupis, Colombarda, Lustrin,
Sponghin, Garga, Rocheta, Pretor,
Rusch, Bacan, Barachin, La Feròce.
Formaggio, carne, vino, pane,
Naso, nuca, testa, occhi,
Lenone, gargagnano, protettore,
Lavoro, padrone, operaio, la FIAT.
Il vocabolari dla mala
più non si parla a Porta Pila.
Anche il piemontese perde colpi
e al mercato più non si sente il grido
Bej bolé, bej bolé, ròba bianca!
ripetuto come una litania.
“Minchia” è ormai parola comune
e lo sillabano indifferenti anche le ragazze
di tredici anni con un sorriso spavaldo.
Tram arancione scaricano passeggini
sospinti da donne velate
che dicono el Qasr per indicare Porta Palazzo.
Centinaia di cellulari lanciano messaggi
in lingue esotiche che nessuno capisce.
Al vicino ricovero del Cottolengo
s’allunga la fila alla mensa dei poveri
in questo autunno denso di crisi
con le vite umiliate dei senza lavoro
che nemmeno la vitalità del Balon
riesce a vincere.
(A. Novellini)
Leggere questi testi è partecipare alla festa del “riconoscimento”(nel suo significato etimologico di ravvisare cosa già veduta, ma anche di premiare e valorizzare) di questo luogo specialissimo dove “vibra Torino”. E dove io ho la fortuna di abitare.