Borgo Rossini stories
Il quartiere si racconta attraverso le voci delle personeL’odore del cioccolato tostato
di Cristina Pasquale
Quando per la prima volta ho attraversato il ponte Rossini mi ero da poco trasferita a Torino, non conoscevo quasi nulla degli angoli squadrati e bellissimi che questa città mi avrebbe svelato e regalato nel tempo.
Avevo il cuore palpitante ed in tasca una macchinetta analogica ed un taccuino per gli appunti.
Sono nata e cresciuta in un piccolo paesino in Molise, dove ci si sposta senza bisogno di indicazioni, semplicemente perché si conoscono tutte le strade, ed improvvisamente eccomi catapultata in una grande città, telefono alla mano, con destinazione via Catania, alla ricerca dello studio di un’illustratrice che volevo tanto conoscere. Qualche giorno prima le avevo scritto quasi senza aspettativa, invece con gentilezza mi aveva accolta. Non sono una giornalista e nemmeno una scrittrice, ho studiato all’Accademia di Belle Arti in un posto un po’ dimenticato.
Quell’occasione per me significava molto, era una sorta di nuovo inizio, quello che il paesino non poteva darmi.
Appena arrivata su via Reggio mi sono fermata nella piazzetta a guardarmi intorno, forse mi ero allontanata troppo, sembrava di aver lasciato la città ed essere finita in un quartiere diverso, con le case basse ed i viali alberati.
Quel giorno ho conosciuto Elisa e dopo aver visto il suo studio e scattato timidamente qualche foto, mi ha invitato a prendere un caffè in un posto lì vicino, dove mi ha detto “fanno dei dolci buonissimi” ma riparano anche biciclette. Quell’incontro lo ricordo ancora benissimo e rammento di essermi appuntata di tornare in questo quartiere quanto prima, se non altro prima che l’esperienza torinese si fosse conclusa.
In realtà non me ne sono più andata e, quando la persona che avrei seguito in qualsiasi città mi ha raggiunta, il caso ha voluto che via Catania, all’altezza in cui incrocia via Parma, sia diventata la nostra casa.
Abbiamo amato tutto di questo quartiere, l’atmosfera e l’evoluzione che ha vissuto in questi anni. C’è un fermento conviviale che ti fa sentire a casa; dall’anziana signora del pane che ti chiama “amore” al fruttivendolo che conosce il tuo nome. Si scende in pigiama per la colazione e la sera, tornando a piedi o in bici da lavoro, ci si ferma per un aperitivo o una cena. La mattina e la sera capita di incrociare le stesse persone e capisci che non sei “solo un numero” quando anche loro osservano te e quando inizi a notare le loro abitudini, se sono in ritardo, oppure, come mai non ci sono oggi?
C’è l’edicolante che ti tiene da parte la rivista che sa passerai a comprare. C’è la libreria, così accogliente, dove compri un libro illustrato per bambini al tuo compagno che, nonostante abbia passato i trenta, adora i dinosauri. C’è il gelato le sere d’estate con la passeggiata o la corsa scaccia-pensieri sul lungo Dora. C’è l’odore del cioccolato tostato, una pasticceria romantica, un pizzaiolo che ti regala sempre la farinata o il barbiere con cui ti perdi in chiacchiere per scoprire com’era il quartiere tanti anni prima.
Che poi, com’era Borgo Rossini lo sapevi già, perché è qui che gli zii hanno vissuto quando, speranzosi, si sono trasferiti al nord per lavorare e, adesso che si sono spostati in un altro quartiere, mi viene da pensare che sia in qualche modo arrivato il nostro momento.
In questi giorni difficili, poi, ha preso piede qui nel nostro condominio un appuntamento che ricorre tutti i sabati, quando su un ballatoio dell’interno cortile ci sono una voce ed una chitarra, che per una buona mezz’ora danno sollievo al cuore e la mente. In questi pomeriggi, prima del tramonto, su via Catania si sentono gli uccellini cantare, mentre nel palazzo si è sviluppata una solidarietà fatta di torte appena sfornate e focaccia. Sui ballatoi le chiacchiere tra dirimpettai la fanno da padrone più di sempre, aspettando che si torni ad aprire le porte, come era solita fare sempre la signora Angela, la nostra vicina, che ogni sera ci sentiva salire le scale e ci aspettava per salutarci.