Barriera stories
Barriera di Milano si racconta attraverso le voci delle personePGS, sport per tutti
di Gianfranco Moine
In oratorio lo sport ha sempre vissuto avvenimenti straordinari. Una caratteristica particolare è sempre stata quella di essere vivo e presente in tutte le specialità e in tutte le categorie (dai pulcini agli juniores). La storia ci ricorda che durante la Seconda guerra mondiale, fior di calciatori si esibivano nel campo rimasto intatto, attirati da un pubblico numeroso. Era un periodo particolare e spesso gli spettatori avevano solo il calcio come divertimento. Dopo la guerra la città cominciava a rinascere e tante organizzazioni, non solo calcistiche, ma anche di atletica e di altri sport, usufruivano degli spazi dell’oratorio. Al Michele Rua lo sport in cortile era organizzato in modo improvvisato, il materiale era fornito da Don Martano (mito della nostra adolescenza) che distribuiva indumenti puliti, lavati con qualche pozione magica a noi sconosciuta.
Lo sport ufficiale era il calcio, che consentì di ottenere buoni risultati in campionati di federazione. Gli altri sport, amatoriali, erano il basket, la pallavolo, la ginnastica artistica (proposta dal professore salesiano Avanzi), il tennis (quando fu costruito il campo adiacente all’oratorio) e lo sport per eccellenza degli adulti: le bocce. Lo sport non aveva un’organizzazione precisa. Poteva succedere che a distanza di uno o due anni, una squadra o un settore si sciogliesse.
Negli anni ‘70 frequentavo la scuola media Michele Rua ed entrai a far parte della squadra di calcio. Ho giocato per parecchio tempo e sono diventato allenatore negli anni ’80. In quel periodo il settore femminile era presente con il volley, la danza classica, la ginnastica artistica e le majorettes che si esibivano prima dei vari eventi; successivamente nacque anche il basket femminile. Il presidente era Piero Piazza.
Nel novembre del 1984, dopo un grandissimo lavoro di unificazione di Pino Vinci, coadiuvato da altre figure, venne fondata la Polisportiva Giovanile Salesiana Auxilium Monterosa, i cui cardini erano: gioco che diventa sport organizzato ed educativo, finalizzato ai principi di Don Bosco, senza per questo perdere di vista l’aspetto tecnico e agonistico. Ogni settore era autonomo, ma partecipava alle iniziative della comunità. Le divise delle ragazze erano blu e bianche, quelle dei ragazzi rosse e bianche. Sopra ogni maglietta e sui borsoni era stampata la scritta “PGS Auxilium Monterosa”. Sugli striscioni e tra il pubblico l’urlo era “Forza Monte!”.
Con il passare degli anni, nel febbraio 1991, è stata inaugurata la palestra, luogo bellissimo e ideale per gli sport indoor. Negli ultimi anni anche l’antico campo di calcio polveroso è stato trasformato, con la sostituzione del fondo e la possibilità di poter essere utilizzato anche per il calcetto. Oggi non ci sono più la ginnastica artistica e il gruppo delle majorettes, ma un numerosissimo e vivace gruppo di pattinaggio.
Chiaramente sono mutate le figure di riferimento, ma lo spirito, incarnato nei valori della Polisportiva, è tuttora vivo e importante per i ragazzi del quartiere. Il presidente ora è Massimiliano Mezzo ed è una garanzia. Ricordiamo poi Don Mario Banfi, direttore sognatore che iniziò il progetto della palestra e Don Del Tetto (DDT per gli amici) responsabile salesiano della PGS, una persona squisita. Già, la squisitezza, una qualità non sempre presente in tante situazioni della nostra vita, ma che all’oratorio, nei campi e in palestra, c’è ancora e si sente.
Ecco, io posso dire di aver incontrato, in questo ambiente, tantissime persone squisite, dalle quali ho potuto trarre parecchi insegnamenti, sia dal un punto di vista tecnico che di crescita personale. Come allenatore ho avuto l’occasione di vincere campionati provinciali, regionali e partecipare a manifestazioni nazionali con la PGS, mettendo a frutto l’esperienza acquisita.
Ho capito l’importanza dello sport educativo, senza per questo perdere lo spirito vero, quello competitivo e sportivo, con il rispetto del perdente. La Polisportiva ha offerto, e continua ad offrire a centinaia di ragazzi e ragazze della Barriera di Milano, l’opportunità di fare sport di qualità in un ambiente educativo valido. Ancora oggi sono in contatto con parecchi ragazzi delle mie squadre, che ricordano con nostalgia il tempo passato insieme in quei cortili e spesso ritornano per far vivere simili esperienze ai loro figli. Che bello sentire ancora il pubblico che urla: “Forza Monte!”.